giovedì 8 novembre 2012

08/11/12 - Nuovo Fila, storica terra!

Tuttosport - pag. 13
Il progetto in anteprima: campi, aree per i tifosi, sede, museo. E una sorpresa
La terra del campo sul quale giocava il Grande Torino verrà rimossa e ricollocata dopo i lavori. Rispetto della memoria e novità tecnologiche: ecco i dettagli in vista della costruzione nel 2014
 
MARCO BONETTO
PINEROLO. Dalla finestra si ammira il duomo di Pinerolo, con il suo profilo intagliato in un cielo azzurro, spazzato dai venti. Sul tavolo, in una delle sale dello studio Abcc Architetti & associati , è stesa una delle planimetrie del nuovo Filadelfia: e in fondo anche osservare quei lenzuoli di carta colorati significa scorgere un orizzonte nuovo, lindo. L’attrazione irresistibile di immaginare il futuro centro sportivo del Torino incanta lo sguardo, emoziona perfino. E quelle due macchie verdi, i campi del domani su cui dovranno correre gli Ogbonna e i Parigini dell’oggi, cioè i giocatori della prima squadra e i giovani della Primavera, alimentano un sogno primaverile, di rinascita: finalmente, a distanza di 3 lustri dalla demolizione del glorioso stadio Anni 20. L’iter burocratico è programmato per il prossimo anno, l’inizio dei lavori (18 mesi circa) per il 2014. Dopo l’annuncio di Cairo , la sua disponibilità a impegnarsi per un milione di euro nonché per la gestione dell’impianto (in attesa di ulteriori investimenti, naturalmente), anche queste planimetrie diventano più vive , luminose. E’ un privilegio quello che si apre davanti agli occhi di Tuttosport e dei suoi lettori: poter scoprire in anteprima questo progetto preliminare, di massima (uno studio di fattibilità allargato ai costi di costruzione e gestione), che varrà da stella cometa per la ricostruzione. Il progetto farà da riferimento preciso, da modello da seguire quando, nel 2013, sarà lanciato il bando internazionale per renderlo esecutivo. Ecco come rinascerà il Fila, ecco come riprenderà vita il leggendario quadrilatero dove il Grande Torino vinceva gli scudetti, dove Pulici studiava per diventare Pupi. Ecco come sarà realizzato il centro sportivo, tecnologicamente avanzato, ma rispettoso delle tradizioni. Con 2 campi per gli allenamenti della prima squadra, posizionati là dove oggi resistono quelli antichi tra sterpaglie e ruderi, dalle dimensioni regolamentari Uefa: 105 per 68 metri quello principale, stile ex Comunale (lì si svolgeranno anche le amichevoli della prima squadra e le partite della Primavera); e quello secondario, appoggiato su via Tunisi, da 102 per 62 metri. Tecnologie all’avanguardia, si diceva: erba naturale con drenaggi e serpentine interrate antigelo. E una sorpresa dal grande impatto evocativo, romantico, sentimentale, simbolico: la terra originaria del campo principale, ormai quasi centenaria, verrà rimossa e ricollocata dopo la prima fase dei lavori.
4 MILA POSTI Nascerà dunque una cittadella granata, già approvata nei dettagli dal Torino, che durante la stesura dello studio di fattibilità ha fornito al gruppo di progettazione i parametri necessari: esigenze specifiche e dimensioni necessarie degli uffici della sede, per esempio, della palestra, degli spogliatoi, dei magazzini e quant’altro. Il tutto, con il restauro e la messa in sicurezza dei resti gloriosi: i monconi delle due gradinate, il muro della biglietteria con le storiche scritte, la stele all’ingresso su via Filadelfia. «Nascerà una cittadella del Torino, moderna e funzionale come da desideri del club, il più possibile aperta anche ai tifosi e alla gente del quartiere, quale luogo di aggregazione come era stato per 70 anni», spiegano con legittima soddisfazione gli architetti Eraldo Martinetto , capogruppo, e Marco Aimetti (del gruppo di progettazione fanno parte anche gli architetti William Cattanea e Paolo Chiappero , il commercialista Luca Asvisio e l’ingegnere Roberto Bertasio ). La capienza sarà di 4 mila spettatori: 2 mila posti sulla nuova tribuna centrale, nella volumetria e nell’inclinazione simile a quella originaria in legno; e 2 mila disposti sugli altri 3 lati del campo principale (3 anelli da 4 file di gradoni). Sotto i resti originari della gradinata nord sorgerà una palestra per i giocatori infortunati. Sempre lì si allargherà un’area utilizzata solo da Torino. Sotto i resti su via Filadelfia, sul lato opposto, si allargherà una piazzetta granata, sempre aperta, con arretramento di qualche metro dello storico ingresso nella cittadella. Da lì (zona vecchio cortile) si aprirà, superato il varco, un piazzale della memoria rettangolare, tra il 2° campo e la tribuna. Che ospiterà tra piano terra e primo piano (maggiori dettagli nell’articolo sotto) la palestra principale, la sede del Torino e del vivaio granata, il museo, il granata store , gli uffici della Fondazione Filadelfia, la sala stampa e riunioni. Sottoterra, gli spogliatoi regolamentari anche per partite ufficiali e i vari locali tra magazzini e sale mediche. Nel piazzale della memoria i tifosi potranno ritrovarsi anche quando gli allenamenti saranno a porte chiuse (verrà bloccato l’accesso a tribuna e gradoni, in quel caso) e rivedranno con gli occhi la storia gloriosa grazie a un avveniristico sistema di illuminazione: una dozzina di pennoni inclinati verso la tribuna a formare un ideale arco nel cielo (ciascuno dedicato a 2 o 3 giocatori del Grande Torino e ad altri indimenticabili angeli granata come Ferrini e Meroni ), con incastonati schermi interattivi su cui sarà possibile ammirare le immagini dell’epoca. Il prodigio, oggi, è vedere su questa pagina il Fila di domani, mai così vicino, affascinante, realizzabile, dunque anche realistico. Le emozioni, nel cuore di ciascuno.
Foto: La planimetria del nuovo Fila. In rosso, sugli angoli del campo principale, i resti delle gradinate: saranno restaurati. Attorno al terreno, la tribuna e 4 file di gradoni sugli altri 3 lati (LaPresse) Gli architetti Eraldo Martinetto e Marco Aimetti illustrano il progetto su un monitor computerizzato (LaPresse)
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LA CURIOSITA’
La tribuna ospiterà il cuore della società e un secolo di cimeli
Parcheggi interrati sotto il piazzale della memoria e sotto il centro commerciale. L’architetto Martinetto: «Che emozione. Da bambino andavo lì a tifare per il Grande Torino, ora disegno il Fila del futuro»
PINEROLO. «Sono le ore 14,30 del 17 aprile 2012 e mi trovo al centro del campo di quel che rimane del glorioso Stadio Filadelfia. Si sta eseguendo il sopralluogo necessario alla progettazione del nuovo Filadelfia. Quanti ricordi ancora vivi e nitidi scorrono nella mia mente, la maggior parte dei quali riferiti all’infanzia». Un’infanzia da tifoso granata, che il padre portava allo stadio per vedere il Grande Torino vincere gli scudetti. Comincia così la relazione che accompagna le planimetrie del Filadelfia. A scrivere è il capogruppo, l’architetto Eraldo Martinetto . Concluderanno l’introduzione (dopo aver rievocato ricordi di gioventù legati al Grande Torino e al Fila) parole altrettanto emozionanti, inviate ai campioni del Grande Torino: «Oggi diciamo basta, non siamo più propensi ad accettare questi ruderi, a pensarvi sepolti sotto di essi. Occorre che abbiate una nuova casa, un nuovo Fila ove anche noi tifosi possiamo rifugiarci e riprendere con voi quel dialogo troppo presto interrotto. Con questo spirito, unito alla nostra fede, noi progettisti ci accingiamo a ideare un nuovo Filadelfia». E’ esattamente così: e lo si vede subito nel rispetto del luogo, delle tradizioni, in questo duetto continuo tra passato e futuro. Nella tribuna del campo principale potrà trovare collocazione la sede del Toro e del vivaio, nonché gli uffici della Fondazione (al 1° piano), ma anche il museo della Memoria storica granata, oggi a villa Claretta, hinterland di Torino (il responsabile del museo, Beccaria , chiede però spazi più ampi: a disposizione 900 metri quadrati, dibattito in corso). Sotto il piazzale della memoria, 50 parcheggi a uso del Torino. Altri parcheggi, ben più numerosi, sotto il centro commerciale (negozi legati al mondo dello sport, bar, ristoranti e via dicendo). E, volendo, anche sotto le gradinate di via Spano e via Filadelfia. Il centro commerciale (su due livelli da 2 mila metri quadrati l’uno) è stato stornato nello studio di fattibilità: chi vorrà costruirlo e gestirlo, acquistandone i diritti, dovrà accettare paletti che garantiscono il rispetto del luogo e della sensibilità dei tifosi. Ricostruire la cittadella costa 10 milioni. Comune e Regione si sono impegnate a coprirne 7, Cairo ha portato il totale a 8, ma altri investimenti sono attesi dal Torino.
M.BON.
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Ora lo stadio per un derby alla “pari”
ALBERTO MANASSERO
  GUARDIAMO questi disegni e già ce lo vediamo, ne sentiamo persino il profumo, tanto l’abbiamo aspettato ‘sto benedetto Filadelfia. L’improvvisa concretizzazione delle ultime quarantott’ore, apparecchiata dall’assessore Stefano Gallo e impressa dal sindaco Fassino e dal presidente Cairo, è una perla nel mare morto di questa infinita vicenda. Preziosissima, tanto che davvero la fase realizzativa ci appare avvicinata d’acchito, come da un colpo di mano su uno zoom della storia.
La storia. Quella che Cairo sta sfiorando nella sua parte eterna. Ci ha messo il piede sinistro, in quella granata, come colui che ha rilanciato il Toro dopo il fallimento e il salvataggio dei Lodisti. Adesso può stagliarsi definitivamente, nella Storia del Torino, entrandoci anche con il destro: non più, “solo”, provvidenziale scialuppa, bensì transatlantico, ovvero protagonista principale, locomotore, traino: il presidente che ha ricostruito il Filadelfia. Roba alla conte Marone Cinzano. Carpe diem.
Per completare il monumento, a quel punto, mancherà giusto lo stadio. Il Comune, che ha considerato la Juventus un patrimonio della città e di conseguenza ne ha agevolato la patrimonializzazione dello stadio, deve muoversi con medesimo spirito. Il Torino è un patrimonio di Torino: innanzitutto l’Amministrazione deve risolvere il guaio delle ipoteche. E’ l’inizio, non basta: l’Olimpico è inadeguato e insufficiente, però per giustizia e senso civico deve poter rappresentare identica opportunità, per il club granata. Il Comune deve insomma garantire al Toro paritetico trattamento rispetto alla Juve e stesse prospettive. Cairo, in merito, per il momento può solo aspettare. Però non deve mollare.

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