venerdì 9 novembre 2012

08/11/12 - Il 'milioncino' di Cairo e quella promessa di 4 anni fa

'Tre milioni e mezzo? D'accordo: metterò tre milioni e mezzo. Non sto scherzando'
 
Il sottotitolo è un virgolettato, non nostro, nemmeno di qualche Istituzione, bensì del Presidente del Torino, datato 3 maggio 2008. Urbano Cairo era di fronte a Don Aldo Rabino, Cappellano del Torino e personaggio eccezionale del mondo granata, da sempre confidente di Presidenti, Dirigenti e degli stessi giocatori, oltre che celebrante, proprio quel giorno, della rituale messa del ricordo degli Invincibili nella Basilica di Superga (anticipata di un giorno, causa trasferta del Toro). Un 'confessore', insomma, di fronte al quale sarebbe stato meglio dire la verità, senza fare promesse che non si sarebbe poi inteso mantenere.
LE CIFRE - Da allora, sulle cifre che il Torino FC avrebbe stanziato per la ricostruzione del Filadelfia, è calato il silenzio. Finché, proprio in questi giorni, dopo anni di indecisioni e di vagheggiamenti, il Presidente avrebbe finalmente sciolto la riserva: sarà un milione di Euro, a fronte dei 7 complessivi stanziati da Comune di Torino e Regione Piemonte, la cifra che la Società granata stanzierà ufficialmente per l'esecuzione del progetto, la cui fase di approvazione definitiva è in corso presso la Fondazione Filadelfia. In aggiunta a questa somma, il Torino, si impegnerà, poi, a gestire a proprie spese l'impianto, la cui proprietà, seppur non sia ancora ufficiale questa notizia, potremmo presumibilmente ritenere resterà, dunque, almeno inizialmente, a capo della stessa Fondazione.
LA PROPRIETA' - Su questa formula, che qualche settimana fa sia il membro del CdA Domenico Beccaria, sia l'ex presidente Sbriglio, ci avevano assicurato non essere ancora del tutto definita, si è scritto è detto poco, a nostro parere, sottovalutandone forse la reale portata. In realtà, proprio dall'assegnazione dell'effettiva proprietà della struttura all'uno o all'altro ente, o perlomeno dalle percentuali di suddivisione della stessa con la parte della Fondazione, dipende molto delle sorti di un impianto del calibro di quello che sarà il futuro Filadelfia. E' chiaro, infatti, che se la Società si assicurasse un controllo effettivo del nuovo Fila, sarebbe senza dubbio più stimolata ad investirci, mentre è comprensibile, da un punto di vista finanziario, che la cifra promessa si sia assestata soltanto sul milione proprio perché il Torino prevede come impegno assai più oneroso quello della gestione di quello che diventerà il campo di allenamento di prima squadra e Primavera.
UN'OCCASIONE SCIUPATA - A questo riguardo, non possiamo che individuare l'ennesima occasione sciupata: la Società, infatti, si sta lasciando scappare, perlomeno per il momento, e soprattutto al mero livello di intenzioni (pagare moneta, vedere cammello: direbbe il saggio), la possibilità di effettuare un investimento duraturo e significativo, ed il Torino si ritroverebbe, anche nel 2014 (ammesso sia davvero quello l'anno di conclusione dei lavori) ancora privo di qualsiasi patrimonio immobiliare, trovandosi semplicemente a gestire un impianto di proprietà, di fatto, altrui (sostanzialmente come accade, oggi, per la Sisport di Corso Agnelli), ed operando una scelta in controtendenza rispetto a quanto operato, ormai, da quasi tutte le società professionistiche.
Insomma, la promessa, che una volta tanto non sarebbe stata neanche poi così assurda da ritenere credibile, anche stavolta non è stata mantenuta. La cifra trapelata dai comunicati congiunti di Comune di Torino e Società, oltretutto da destinarsi tramite un'ulteriore Fondazione, intitolata alla madre di Urbano Cairo e, ad oggi, nemmeno ufficialmente istitutita, è inferiore ad un terzo di quanto lo stesso Presidente avesse personalmente garantito, nonché di quanto effettivamente destinato dalle Istituzioni che finanziano la Fondazione che gestisce il progetto. Stupisce, e non poco, a nostro parere, leggere commenti entusiastici e comunicati rindondanti da parte di alcuni che, forse, o hanno la memoria molto corta, o sono degli inguaribili ottimisti in stile "Candido" voltairiano, o forse, più semplicemente, non sono sufficientemente in buona fede da affermare che, anche questa volta, i tifosi sono stati presi 'per il naso', giusto per dilettarsi con un eufemismo.
RIDIMENSIONAMENTO OBBLIGATO - Il Filadelfia in un modo o nell'altro si farà, ma l'ennesimo ridimensionamento imposto dallo scarso impegno della Società costringerà a delle scelte radicali di downsizing del progetto, ben oltre quanto già anticipato ai nostri microfoni da Beccaria, che ci aveva ipotizzato tagli necessari ai progetti già pervenuti, poche settimane fa, pur presupponendo un impegno da parte della Società di circa quattro milioni di Euro. Si parla, insomma, di tre milioni svaniti nel nulla, oltre che dell'ennesima scelta votata al disimpegno per il futuro: più o meno esattamente il contrario di quanto avremmo auspicato per quello che dovrebbe diventare il vero simbolo della rinascita del Torino, inteso non soltanto come squadra sportiva, ma come Società e come punto di riferimento per una comunità orfana della propria storica 'casa'.
EPPURE... - Urbano Cairo, anche stavolta, non è stato lungimirante, confidando un po' troppo nella 'stampa amica' ed in quel credito di fiducia che un po' tutti gli dobbiamo, e che non possiamo non dovergli, per aver salvato, in quella pazza estate, il Torino da una situazione troppo brutta per essere vera. Ma se i risultati sportivi possono dipendere, almeno in parte, anche da fattori indipendenti dall'impegno economico del Patron, sulla questione Filadelfia, volenti o nolenti, è solo il vile denaro a poter parlare. Le Istituzioni, come Sbriglio ci ha detto bene poco tempo fa, hanno fatto tutto il possibile per mettere la Società nelle condizioni di investire, il Torino, ancora una volta, ha tergiversato e fatto orecchie da mercante, sperando forse che i tifosi fossero ormai talmente esausti da accontentarsi delle briciole, ripetendo, di fatto, all'incirca la dinamica che anima i granata nelle sessioni di calciomercato.
Purtroppo, però, noi non abbiamo dimenticato. Né cosa fosse il Fila (per quelli della mia età, vissuto soltanto nei ricordi vibranti dei nonni), né cosa avrebbe potuto essere, né soprattutto quanto, probabilmente, anche per colpa di questa morigeratezza societaria, non riuscirà mai a rappresentare davvero. Anche le briciole potrebbero andarci bene, del resto siamo del Toro non per caso, ma dovrebbero contenere passione, sudore, impegno, e tanta, tantissima, onestà. Ci perdoni il Presidente se non riusciamo proprio a scorgerla stavolta.
Diego Fornero (Twitter: @diegofornero )

http://www.toronews.net/?action=article&ID=30285

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